Percorso critico

Spazio-Tempo: Il vero di Gallo

Nel panorama della più giovane pittura si incontrano vari fermenti, ma quasi sempre connotati da impronte o indirizzi che rispecchiano il genere che “tira meglio” nel filone di moda dell’industria culturale. Difficilmente quindi si trova un giovanissimo che metta a frutto quanto ha appreso a scuola per raffinare la tecnica e adeguarla alle esigenze di un profondo sentire nel cui raggio di azione la pittura cerca la verità, mentre risponde ad esigenze profonde e misteriose. In questo caso l’opera diventa illuminante per l’essenzialità che vibra alle origini dell’essere e si traduce per illuminazioni. Pino Gallo ci ha interessato proprio perché è giovanissimo, ha superato da poco i vent’anni, e perché non esprime sulla tela il riflesso del suo mondo interiore. Ha scelto la strada della folgorazione che sfugge ad ogni controllo e con un comando imperioso che viene dalla mente, coglie messaggi di un vero che si materializza dal pensiero, da una legge della vita che nel pensiero stesso è visibile con tutti i suoi segnali più veloci della luce, concreti tra presenze e assenze. Non è semplice esprimere con parole questo tipo di evento, quasi medianico, che consente di vedere materializzato il pensiero nella realtà e tutto questo senza l’elaborazione razionale. È come sancire una legge secondo la quale la realtà, la cosa che si vede e si tocca, è nell’intelletto. Sfugge infatti ai sensi e alla ragione: la parola squilla nella mente e siccome non ha riscontro nella realtà che potrebbe renderne il significato, resta segno grafico in una atmosfera, spazio-tempo o assenza assoluta di queste coordinate, dove da sempre quella cosa è vera. In altri termini un giovanissimo pittore, in piena umiltà, fuori dalla logica consumistica, senza avere dimestichezza con i grandi filosofi che hanno affrontato lo studio del pensiero e delle sue determinazioni, senza conoscere Hegel o Heidegger con tutti gli orientali che non stiamo qui a citare, continua a sorprenderci con le sue sintesi di sapere folgorate appunto in verità inconfutabili. E così senza essere edotto di teorie e problematiche relative al pensiero, senza aver mai conosciuto Guilford, Hebb, Vigotsky, Costa, Fonzi o almeno Parmenide che proclama: “è necessario dire e pensare che l’essente è”, Pino Gallo formula una storia del mondo del pensiero dall’origine. Siccome pensiero e verità-reale sono per lui sinonimi, la sua arte squarcia il tempo infinito e rende visibili i suoi lampi intuiti, comunicati come segni guida, come azioni medianiche. È interessante una risposta metafisica, una bella favola spirituale in un mondo che sembra aver perduto la dimestichezza con le grandi tematiche della creazione, del paradiso perduto, delle vite spiritali, della morte stessa e della resurrezione. Gallo mostra le sue opere e parla con disinvoltura, ecco la forza della creatività, della sua poetica, del ciclo del “Passato” della “assenza del corpo”, della “nuova anima”. Raffina il suo cromatismo fino a renderlo atmosfera: debbono danzare, senza tempo, forme vere o meglio sostanze pensate-presenti, nuclei che mutano vesti, mai consistenza. Ma meglio ancora della parola che in casi come questo potrebbe diventare ostacolo per l’intuizione, preferiamo ricorrere ai versi che lo stesso Pino Gallo dedica a “Le passioni di un  lontano spirito”.

“Il dì arrivò! / corri, corri anima bianca / ristora l’ oscuro corridoio del mistero / con i tuoi cento e mille colori / soffermati, donami luce / vita, alle poche speranze terrene. / Da quanti secoli “Io” / spirito innocuo di questo estraneo corpo materiale / t’ho aspettato con tanta ansia. / Ora non ti lascio più. / Tu sole anima mia, / cercavi di accompagnarmi nel mondo bianco / ove il creato divino non aveva segreti per “Noi” / ora “Io” non ho più paura, / perché sarai con me in ogni luogo. / Cara anima splendi / splendi sulle tele fino a quando le passioni non saranno concluse”.

Pino Gallo ci introduce quindi attraverso i suoi rossi serici, gli azzurri trasparenti, i bianchi come candide stole, in un mondo suggestivo, immaginato e prodotto dal pensiero, chiaro come acqua trasparente, ove si verificano misteriose metamorfosi e dove il sogno è armonia, colore, cosmo invisibile. Ci sono anche vuoti oscuri, attimi di tensione, ombre fuggenti, conflitti di luci e tenebre, spazi dolcissimi, ove forme delicate infondono serenità. C’è comunque il pensiero costantemente rivolto all’ignoto e tanta passione e tanta sincerità, due doti rare per chi giovanissimo si accinge a seguire la vocazione artistica. C’è tanta voglia di seguire una ricerca che si impone come un comando da cui nascono queste tra-scrizioni affascinanti, fiorite nel mistero dell’immaginazione, rivelate, percepite nella fisicità del pensiero stesso. Che dipinga o scolpisca Gallo non rinuncia mai all’abbraccio cosmico: dalle radici dell’essere agli spazi profondi, la sua chiaroveggenza porta un messaggio d’amore. Lo attesta la luce interiore che parla dentro le forme di una scrittura trasparente. Si tratta di un’arte che richiede sacrificio e passione, dedizione totale. Precisiamo che la ricerca di Gallo non si configura come registrazione sensitiva, non rende la logica delle percezioni sensibili, è documento pensato-dipinto a lampo di pensiero che si fa storia dell’essere come in uno specchio.

                                                                                                Da “Il Domani” 1 agosto 1989

  1. A.Calabrese      

 

 

Un pittore di temperamento

Tra i giovani dell’ultima nostra generazione, che ascrivono a sé il rilievo e il livello di una buona qualità, è da annoverare Rassell Gallo che assomma al temperamento del pittore di vasta informazione un atteggiamento culturale ricco di comunicativa contemporanea con vasti orientamenti su molte esperienze del secolo. Additarlo, pertanto, per questa sua caratteristica non vuol dire solo mettere in luce una valenza concreta ma anche apostrofare il calibro del carattere di un artista che documenta la sua intellettualità con caricate sottolineature, vuoi con le spaccate e le incidenze che possano far di tutto una sua avanguardia, vuoi per i tanti messaggi che manda e che attraversano problemi corollari di altri problemi ai quali vanno date risposte adeguate, e pittoriche e scultoree. E proietta bene, questo nostro pittore, la sintesi di quanto è accaduto, e accade, spingendosi oltre, nel futuribile, sul percorso della storia dell’arte, giacchè  attraversa i campi fecondi dei racconti di un’era con una posizione fatta di fede e ragione; ragione e fede che si intrecciano dovutamente, sia quando segna percorsi esasperati di più concetti filosofici, sia quando colpisce e centra problemi che sono alla base di una sua storia pittorica, come di un  suo intreccio con la scultura. I problemi che egli affronta, perciò, sono innanzi tutto quelli di sciorinare fatti memoriali di una vita, di un costume e l’attraversamento di fatti attuali, di una nuova civiltà che, partendo dal mondo contadino, perviene al gran salto della tecnologia e delle nuove narrazioni temporali. E v’è molta tecnica e un buon mestiere nelle sue espressioni che sgretolano e ricostruiscono, come affermano i valori e le esigenze della nuova società dell’immagine. Rassell, pertanto, interpreta e chiarisce, sottolinea e pronuncia, riferisce e discute su quanto si consuma, raccogliendo e comunicando le sue scelte periodali che sono cariche di colore e di segni, come per nuove tracce post-picassiane e di rivoluzionaria presenza nelle connessioni di più lezioni derivate dal cubismo fino all’ optical, finanche a delle trasgressioni mentali e filosofiche. Il suo campo d’azione perciò è immenso. E additarlo come vero esempio d’artista di notevole temperamento alla luce anche di quanto espresse due anni fa alla Sala Gemito di Napoli, vuol dire porre una gran fiducia in lui che, per l’età sua, ha tanto viaggio da compiere con credenziali di tale portata. Questa sua rassegna proposta da A. Calabrese e da noi accertata per il Distretto dell’arte e della cultura Cava dè Tirreni – Vietri sul Mare, composta di circa cento opere di dimensioni e respiro notevoli, nelle quali sono da appuntare tanti spunti a vaste discussioni per la potenza, il colore, la concezione e l’attuazione dei pensieri e degli atteggiamenti della pittura che attraversa avvenimenti culturali di vasta portata che egli interpreta e pone in dovute evidenze, questa rassegna, dicevamo, spaziata su campi espositivi così vasti quali sono questi, sotto gli archi, al chiuso e all’aperto del Residence del Victoria Hotel, ne pone in luce il chiaro rilievo, di gran credito per lui artista che suggeriamo di ben guardare.

                                                      Dal catalogo della mostra personale “I giardini di Rassell 1992”

  1. M.Maiorino

Visionario della vita dell’arte

Un felice, autenticamente fertile, travaglio creativo caratterizza i percorsi, proprio così, un coerente, esplosivo, dipanarsi di intuizioni, interrogativi e proposte di vasta portata, che si susseguono nell’arco di pochi anni e si visibilizzano nell’immaginario pittorico o nella oggettualità della scultura di Rassell Gallo. Vesuviano, ma europeo e internazionale nella individuazione delle istanze emergenti nel più aggiornato e intuito panorama dell’atre che è e che farà, Gallo fa esclamare: “E se fosse antibiennale?”. È Mario Maiorino che, mentre esamina con avvertito interesse le opere del giovanissimo e poliedrico artista, propone a se stesso una serie di titoli che, nel contempo, sono sintesi illuminanti di proposte di definizioni tematiche per una “serie di mostre” che si deciderà di far convergere in una esposizione ragionata, proprio per non perdere quel filo ipotetico che regola e segnala le successioni, se mai possono esserci in arte, delle idee e dei progetti realizzati per la maggior parte in opere impegnate e di grande formato, tutte fremiti inquietanti, tutte pensieri che si propongono nelle dimensioni di fasi simultanee che già prefigurano altri interrogativi e soluzioni esplorative. Rassell Gallo ha innanzitutto proposto le coordinate del suo sistema visionario-narrativo partendo da quel territorio espressionistico, che risulta da sempre il più vasto campo esplorativo e che lo ha affascinato dalla prima adolescenza. Gli eterni dilemmi e una praticata “pittura veggente” esplicativa di sorti del pensiero e di epifanie d’altri mondi, una serie di miti originali dell’anima che vaga alla purificazione e della corporeità come condizione-condizionamento vitale, inducono l’artista a proporre un poema-visivo-corale dove il moto è fase evolutiva e resa visibile dell’evoluzione storica: il senso degli argomenti oltre l’umano. Seguono immagini simboliche ed essenzializzazioni di evoluzioni all’interno di evidenti metamorfosi: nascono le metanamorfosi che si dipanano in eterno divenire, in leggi dello spirito della materia che si esplicita attraverso le quattro radici elementari e l’armonia creativa che, nelle leggi della materia, è condizione spazio-temporale. Straordinarie intuizioni per un  giovane di forte temperamento che sa anche adoperare linguaggi dell’oggettualità fuori contesto e dell’ironia in giostra simbolica: recupero e risignificazione continuano il gioco metanamorfico, oltre mondi lontani e nello spazio dell’attimo Rassell Gallo è visionario della vita che scorre.

 

                                                          Dal Catalogo Mostra Personale “I giardini di Rassell”- 1992              

  1. A.Calabrese

 

           

 

 

Metanamorfosi: la verifica delle mutazioni

Pittore del “doppio” e della “medianità”, questo giovanissimo artista formula immagini e colori che gli squillano nella mente contemplativa e che esigono un raccordo d’evoluzione al farsi mutazione costante. L’artista opera così per metanamorfosi: verifica le mutazioni nella medesima mutazione, per cui gli stati intermedi di un evento, non lo toccano. A Rassell non interessa che Dafne diventi alloro, alle conclusioni, ma lo affascina il farsi, come evo-involuzione sempre aperto. L’indagine parte dal seme della vita e vaga alle sorti della vita infinita su piani che dall’esistenza portano all’essenza, ad altre vite ed oltre. Il colore, i colori, assumono il significato degli stati evolutivi, gli orizzonti sono della natura che non è mai naturata, ma in costante fase naturante. Ajd Rassell Gallo opera in grandi dimensioni e con intuizioni che fanno del suo immaginario pittorico un sistema di sintesi illuminanti. Gli eterni dilemmi e la pittura “veggente” si sposano in affascinante superamento della corporeità.

 

 

Metanamorphosis: the truth of the variation

This young artist is the painter of the “double” and of the “mediumism”, his mind blasts images and colour, which connect evolution to constant variation.

Gallo works in many ways for metanamorphosis. He verifies the variation of the variation itself. He is untouched by intermediates. Rassell is not interested in the transformation of Daphne into a bay tree. But only in the conclusions that can be drawn from this. His work starts at the moment of conception and ends with death. It looks at the transformation of existence into the essence of life and more.

The colours assume the significance of evolution and the horizons of nature, never nature itself, but they are still in constant evolution.

Ajd Rassell Gallo works in large dimensions, with intuition that makes his pictorial imagination a system of enlightening syntheses. The eternal dilemma and “clairvoyance” of his paintings combine to everturn  corporacy.

                                                      

 

                                                                    Dalla Rivista d’Arte Internazionale “Respublica” – 1992

                                                                                                                                           M.C. Melise   

 

 

 

Rassell Gallo: una scrittura pittorica che scaturisce da manifestazioni di pura energia

Il linguaggio del giovane artista napoletano è ancorato alla “scrittura” pittorica. Una matrice leggibile, con varie modulazioni ed espressioni, personalizzata da un segno ricco sia per la gamma cromatica che la densità emotiva. Rassell Gallo, senza dubbio, è un  pittore d’istinto. Nelle sue opere, colme di significati, si avverte una forte carica, che l’artista sprigiona ed imprime sulla tela quasi inconsciamente. I riferimenti ad avvenimenti, le intuizioni, i simboli, le metanamorfosi, sono una derivazione ed una evoluzione costante di messaggi finalizzati all’esplicazione di tematiche che appartengono al mondo onirico, sensoriale, occulto, ma che diventano realtà oggettiva con tutte le sue implicazioni. Ci troviamo di fronte a manifestazioni di pura energia. Ed è per questo che le opere sprigionano un fascino che va oltre il segno ed il colore per assumere una valenza veramente emblematica.

                                                                                   Da “Caleidoscopio” 18 febbraio 1994

  1. G.Trabini   

 

 

Rassell Gallo: pittore filosofo

La sua è una pittura d’avanguardia, che si propone la rottura della tecnologia visiva, e dalla quale ha dato il nome di “metanamorfismo”. Non è semplice entrare in sintonia con quello che è il significato più profondo del suo modo di fare pittura, non è semplice in quanto quello che è presente sulla tela scaturisce da una concezione filosofica che affonda le sue radici sia nella filosofia indiana che in  una specie di “pittura veggente”. In alcune opere sono presenti anche dei simboli esoterici. In quasi tutte le sue composizioni il discorso comincia con una goccia, punto di partenza di una vita che rinasce e che è in continua evoluzione. Anche il colore non è mai “fermo”, ma segue gli stati evolutivi che portano oltre l’umano. A questo artista, le cui opere sono state recentemente esposte all’Artexpo di New York, il critico Calabrese riconosce “straordinarie intuizioni” e “forte temperamento”, che sa anche adoperare linguaggi dell’oggettualità fuori contesto e dell’ironia in “giostra simbolica”. La sua può essere anche indicata come “cripto-pittura”, un qualcosa cioè che viene dall’interno e si manifesta all’esterno. Gallo chiede a chi osserva le sue opere di mettere in discussione tutto quello che di tradizionale può esserci nel personale concetto di arte di ognuno, e di lasciarsi trasportare nel continuo, inarrestabile e mutevole fluire della vita.

 

                                                                                  Da “Il Corriere di Viterbo”   10 dicembre 1994

                                                                                                                                 L.G. Tiberi

 

 

 

La Primaerart di Ajd Rassell Gallo

L’artista, nella sua performance più qualificata, esprime attraverso i suoi concetti descrittivi nelle opere estremamente complesse tutto un suo mondo dove i contenuti astratti e surreali, evidenziano i contrasti e le disarmonie esistenziali in un mondo dove i valori della vita ed i contro sensi tra  realtà  e la fantasia non hanno confini. Tutto è relativo. L’escalation cromatica, la sensibilità descrittiva di un contesto visivamente compiuto, danno la dimensione della validità comparativa di un’artista che attinge dal suo conscio tutto quello che d’ intrinseco dà valore alla vita.

 

                                                                        Presentazione della mostra personale a Giarre – 1995

                                                                                                                                                                                                     

  1. N.Villari

 

 

                                                                                

 

 

La pittura sincera

La pittura di Ajd Rassell Gallo manifesta una evidente tendenza a rendere plasticamente la dinamicità del pensiero. La prima relazione, dunque, che riconoscerei in ambito storico-critico è con le emergenze più attuali del dettato surrealistico. Anche la particolare tendenza ad utilizzare il colore scompartendo l’opera in zone cromatiche rende in forma gli stati emozionali e i moti dell’inconscio. Con queste parole ho voluto significare che, pur permanendo l’intera arte di Ajd Rassell Gallo nello spazio mentale, ci sono due piani che vanno rilevati e distinti secondo le profondità sulle quali si fondano: il primo riguarda le reazioni dell’uomo di fronte agli avvenimenti quotidiani, il secondo pertiene agli istinti naturali e metastorici che abbiamo in noi. Dunque questa esperienza estetica è di particolare rilievo perché sa porre in diretto contatto il contingente e l’eterno, come è proprio della migliore arte. Non mi pare, infine, fuori luogo definire questi lavori “espirati” più che “ispirati”, poiché Rassell Gallo sa che l’uomo ha il vero in sé stesso e la pittura serve a comunicarlo, ed anche se non vorrebbe, le viene naturale. È questa una pittura sincera, una pittura che ha bisogno di dire la verità.  

           

                                                                                  Da “Quadri & Sculture” giugno-luglio 1996

  1. A.Passaro

        

 

 

Le metanamorfosi di Ajd Rassell Gallo

Movimento artistico d’avanguardia, fondato dal pittore partenopeo Pino Gallo-Ajd Rassell Gallo, la cui missione è quella di raccontare le vie della luce divina e della nuova energia. Luce dell’uomo “l’immortalità dell’essere”. Egli si riconosce in quelle sintesi dove vengono assimilate le immagini, memorizzati concetti, trasfigurati contenuti, resi così preziosi a comporre un elegante “metanamorfosi”. Così nell’opera metanamorfosi di fiori in farfalle: al centro una composizione floreale, visibilmente voluminosa e definita nella sua forma, grazie all’intensa luminosità donatagli dall’artista, posto anch’egli come spettatore della propria realtà talvolta un po’ introversa, alimentata da potenziali capacità espressionistiche. Dall’orizzonte della struttura, coerentemente disposta su sagoma circolare, avanza l’astratta ma figurata energia dinamica procurando impressionanti vibrazioni. A questo punto l’opera di Ajd Rassell Gallo si fa concetto, sostenuto dalla smania verso l’annunciazione del futuro, preservandone i contenuti remoti in balia di un mutamento soggettivo.

 

                                                                                         Da “La Stampa” venerdì 18 luglio 1997

  1. F. De Gregorio

 

 

Le metanamorfosi delle stagioni

(Una cartella di quattro litografie di A.R. Gallo)

 

Titolo emblematico di questa cartella di quattro litografie del napoletano Ajd Rassell Gallo, quattro opere realizzate a matita su carta, che rappresentano una storicizzazione moderna nella concezione grafica e sentimentale, nella ricerca di elementi emozionali nell’alternarsi a volte coerente, a volte imprevedibile e immediato delle stagioni. Non è un residuo di antiche concezioni figurative universali seppur ancor oggi tanto di moda, non si tratta di carpire alle stagioni la loro immagine iconografica per creare una poetica imperniata sul cromatismo, sulla delicatezza del segno, sulla freschezza dell’atmosfera agreste, ma alla poesia l’artista napoletano arriva ugualmente seguendo una strada diversa, quella dell’ introspezione, dell’indagine non soltanto entro se stesso ma all’interno delle cose per estrarre e proporre il fermento magmatico che sempre esiste e recuperare la magicità della natura vista attraverso simboli che non indicano con ben definita chiarezza la composizione esteriore ma che, assemblandosi, realizzano un mondo nuovo, vivace, in uno sbocciare continuo di allusive entità, di sprazzi che possono indicare il cuore, l’anima, il fiorire dei giardini o la tersa presenza-assenza di un cielo che pare attraversarci le pupille col tocco magico di un esistenzialismo che si eleva oltre orizzonti di serene e frizzanti emozioni che si moltiplicano in ritmi convulsi dove l’arcobaleno unifica indissolubilmente le stagioni pur nel loro sistema evolutivo e non si spegne mai. È in quell’universalità che pervade il creato si realizzano le metanamorfosi, e le mutazioni improvvise o annunciate, delle stagioni, in uno stato di perenni sogni evocativi di interiorità che pulsano nell’uomo e nelle cose.

               

                                                                                                                                  Mauro Donini   

                                                                                                                                    Bologna 1998 

 

 

Ajd Rassell Gallo: La  pittura

Nelle opere di Ajd Rassell Gallo domina il tratto sicuro e libero da precostituiti vincoli capace di far affiorare dal subcosciente ancestrali memorie sollecitate dai versi dei maggiori poeti italiani e stranieri, tra cui ricordiamo: Neruda, Dante, Sartre ed altri. Gallo materializza vaghi ricordi onirici nell’ansiosa ricerca di una ragione ai sentimenti di ieri, partecipe e componente di una dimensione che ci giustifichi e consenta di riconoscerci. L’arista nel gioco dei negativi più che ricercare il preziosismo, mimetizza l’effetto consentendo il gusto della scoperta. Istintivo, riesce a comunicare le sue ansie e le sue speranze tracciate tra l’irreale e la materia in perfetta simbiosi tra contenuto e poesia. L’interiorità scorre lieve ed incisiva intensificandosi di un racconto che ogni istante si multiforma rivelando le complessità del nostro animo. Sono figure allusive che si trasformano in simboli materia disorganica e si riformano all’istante divenendo sintesi di una civiltà perduta con forme arcaiche. È un mondo che nessuna accademia può suggerire ma, solo la percezione personale, la cui bravura in queste prospettive frontali eccelle nella trasposizione delle mezze tinte ottenendo toni vellutati e decisi.

 

 

 

 

 

 

Ajd Rassell Gallo: The painting

In the woks by Ajd Rassell Gallo the dominant feature is the sure line, free from predetermined restraints, able to drew up from the subconscious ancestral memories evoked by the reverses of major Italian and foreign poets including Neruda, Dante, Satre and others.

In Gallo’s works, vague dreamlike memories materialise in an anxious search for the reason of past free-lings, sharing in and giving a sense to our identity. The artist, in his play of negatives rather than attempt at over-refinement, camouflages the effect and allows for discoveries. Instinctively he is able to convey his anxiety and hopes, lying between the unreal and the material, in a perfect relationship between content and poetry.

The inner being flows with a lightness and sharpness, creating an intense and changing narrative in which the complex nature of our soul is seen.

These are allusive figures transformed into symbols of incoherent matter and instantly reforming themselves in archaic shapes to become the synthesis of a lost civilisation. This is a world that cannot be evoked by any academic environment but only by personal perception – a perception which, in these frontal perspectives, excels in the transposition of half-tones to give smooth, decisive shades of colour.

 

                                 Tratto dalla monografia “Metanamorfosi: fiori-frutti-farfalle-draghi” 1998

  1. G.Falossi

 

 

 

 

L’esperto

(I giardini del paradiso & la rinascita di Rassell)

Nel contesto della pittura moderna e nel succedersi di “Movimenti” manifesti d’arte e altri “Gruppi” e polarizzazioni di annunci e iniziative nel genere: dalla Bauhaus al Futurismo, dal Fronte Nuovo delle Arti al MAC e allo Spazialismo di Fontana, trovarsi dinanzi a questo Metanamorfismo Art 2050 è motivo senz’altro di interesse e considerazioni. Pino Gallo in arte Ajd Rassell Gallo, con studi artistici liceali e accademici presso le Belle Arti, ne è l’artefice e non va trascurata la giovane età, essendo nato a Napoli nel 1970. Le argomentazioni, per altro, appaiono in sintonia tra arte e filosofia, con il concetto medesimo biologico che deriva dalla metanamorfosi, laddove si dice di mutazioni genetiche adulte. E nella fattispecie, è davvero una modifica magmatica e materia che scaturisce dalle immagini che stiamo guardando nell’evoluzione del segno, dove dominano l’astratto e l’informale, e ci si trova in contatto con la trasformazione in pittura, della realtà in sogni diretti o indiretti, motore conducente il nostro subcosciente generante pulsioni geometriche platoniane e diventando “poesia colore”, anima figurativa sospesa oltre certe barriere mentali o spirituali, frutto senz’altro di quella “risonanza interiore” che fu di Kandinsky. Questa produzione di Ajd Rassell Gallo sa di avanguardia e nelle sue formulazioni gravitano insieme colore, impasto, energia, impalpabilità, movimento generante come la materia nel liquido amniotico e donde nasce la farfalla, che sorvolerà silenziosa e variopinta il mondo. La “condizione umana” vive in questi lavori con ritmi, modulazioni, esplosioni. Una materia gravida di colori armoniosi, che nasce o si trasforma nell’incanto dell’astratto. D’altro canto i linguaggi d’avanguardia come questo, attraversano sempre tumultuosamente il rinnovo delle arti e spesso il mezzo è il simbolo che diventa “automatismo psichico puro”: lo fecero i surrealisti, lo compie questo giovane sensitivo, che è Ajd Rassell Gallo producendo, ovviamente altra realtà senza condizionamenti di nessun tipo né avallo della ragione calmieratrice. Ed allora nuovo “codice o cifrario” indotto e trasformato per inserirsi nello spazio della vita e rappresentarla con: l’onirico, l’immaginario e il visionario ( derivazione da “vedente”). Il tema della tesi e dei dipinti del nostro autore, nel trinomio arte-luce-artista, ci riporta, all’analisi degli strumenti della pittura e alla meditazione sulla sua “forza-energia” e profondità (quale è la vera origine?) nonché all’esplorazione delle sensazioni, alle emozioni delle forme (è accaduto nella pittura moderna e contemporanea da De Stael a Tapies da Kandinsky a Fontana) rappresentando autentici “messaggi” che, indubbiamente obbligano a pensare più che a guardare e osservare. Il dato esistenziale di tale pittura è la piega medesima della vita, il suo nascere, divenire, trasformarsi, completarsi e, tutto fra “significato e significante” di un immaginario che viene da lontano. Diventa in conseguenza espressione intima, esperienza estetica, ricerca impegnata.

 

                  

 

The expert

In the context of modern painting and in the succession of “Movements”, “Art Manifestos”, “Groups” and polarizations of ideas or events of the sort, from the Bauhaus to Futurism, from the Fronte Nuovo of the Arts to the MAC and the Spatialism of Fontana, it is undoubtedly interesting and thought-provoking to be faced with this Metanamorphism Art 2050. Pino Gallo, otherwise knows as Ajd Rassell Gallo, former art institute and Academy student, is the maker, notably still young, being born in Naples in 1970. His subject matter appears to find its place between art and philosophy, with the very same biological concept that derives from “metanamorphosis”, telling of adult genetic mutations. Here, it is really a modification in terms of matter and magma which springs from the images we are looking at, through the evolution of signs, where abstraction dominates and we find the transformation of reality into painting, in direct or indirect dreams, leading our subconscious, generating Platonic, geometric propulsions and becoming “colour-poetry”; a figurative spirit suspended beyond a certain kind of mental or spiritual barrier, undoubtedly retraceable to Kandinsky’s “interior resonance”. This production by Ajd Rassell Gallo savours of the avant-garde and in its formulation colour, impasto, energy, impalpability, gravitate together generating movement like the matter in amniotic fluid, there where the butterfly is born to fly silent and colourful over the world. The “human condition” is present in these works with its rhythms, modulations, explosions; full of harmonious colours, which arise or change within the fascination of abstraction. In any case, avant-garde languages such as this always pass with great vitality through the renewal of the arts, and often the means is the symbol which becomes “pure psychic automatism”: it was so for the Surrealists and is so for this young artist of great sensibility, A. R. Gallo, who produces, of course, other realities, neither conditioned nor guaranteed by financial considerations. So we have a new “code” or “cypher” induced and transformed to participate in life and represent it through dream, imagination and the visionary (from “one who sees”). The theme of the paintings of this artist within the trinomial art-light-artist, leads us back to an analysis of the tools of painting and to a meditation on its “force-energy” and depth (what is its true origin?), as well as to an exploration of sensations, to the emotion of forms (as has happened in modern and contemporary painting from De Stael to Tapies, from Kandinsky to Fontana), representing authentic “messages” that oblige us to think rather than to look and observe. The existential elements of this kind of painting is the very stuff of life, its origin, its growth, its change and completion, all within the meaning and expression of an imagination that has distant origins. This it becomes a very personal expression, an aesthetic experience, a committed search.   

 

 

                    Tratto dalla monografia “Il giardino del paradiso & la rinascita di Rassell”,  1998   

  1. A.Caggiano

 

 

 

 

 

Le metanamorfosi della mia leggenda

Rajd Rőel si trasforma in viandante dopo il rudimentale insegnamento che viene dal padre suo contadino; è molto importante sapere che il ragazzo, nato muto, vive immerso nella natura. Egli sa benissimo che i frutti, i semi, le foglie, le erbe e le carni prodotte dalla terra si mangiano e che essi diventano parte di noi dominandoci per cui, ciò che plasma e articola il carattere di una società è l’alimentazione. Solo attraverso i succhi, essenza del cibo, viene la consapevolezza che dice: “Io sono”. Questo è il principio del mondo, ma quel “io sono” è esso stesso un illusione, la prima e vera illusione che i Veda chiamano “uovo cosmico”, dove in esso tutto è contenuto. Soltanto nel sonno profondo ciò lo si dimentica. Se questo essere viene considerato come una puntura di spillo o la stretta nelle chele di uno scorpione da cui tutto nasce, esso è un primario dolore che superandolo, la libertà potrà inondarci. È insomma, un punto simile a un punto geometrico, non occupa spazio, ma determina ogni costruzione, si disciolga, si cancelli, e come?Tornando innanzitutto fanciulli. Prima della comprensione “io sono”, esiste l’ignoranza infantile, ma la conoscenza cancella l’ignoranza e deve portare alla liberazione, ma che cos’è la liberazione?, se non la semplice conseguenza della inondazione di beatitudine, della fissità estatica appuntata al Signore dell’universo?Essa è la estrema intensificazione del sentire un amore alla conoscenza a cui ci offriamo come amanti all’amato, ma ancora primitiva che non risponde a domande come: quando è stato frullato il mare?, ma quello è il mare?, risponderemmo, in cui Tu dormi dopo averlo allora sbarrato con un ponte che poi hai fatto a pezzi!; questa è la terra che Tu hai creato e sollevata e inghiottita e vomitata! Come dice Poy Kaiyalvar; concludendo: hai visto il mio cuore?, Vishnù dai rossi occhi è merito e colpa entrambi. Egli è ogni apparenza esteriore, questa terra è il mare ondoso, è il vento e il cielo. Capiscilo con sicurezza, questa favola potrebbe pronunciarla Shnabel, la matta che Rajd incontra al confine della Russia, tra boschi e montagne. Adesso, Rajd vaga per tutta l’Africa Settentrionale, egli sa che all’uomo buono piacciono le montagne e che tutto ciò che sta sotto il cielo e che tutto ciò che sta sulla terra e nel mare, questo è il mondo. Ad un certo punto di questo immaginario cammino dopo un difficile vagare, tormentato tra l’altro, da briganti da strada che lo derubano e dopo avere attraversato l’intero Mediterraneo, dalla Tunisia all’Egitto per finire in  Turchia, incontra Ashmyr, in mezzo ad una folla di donne. Questi, è una creatura amabile che si piglia cura di questo sconosciuto viandante. Vive fabbricando cappelli di feltro nero per i mercati, uno di questi cappelli, a larga tesa, regala a Rajd. È una specie di pètaso, cappello di feltro appunto, a falde spioventi che ripara il pellegrino dalla pioggia e dal sole. Rajd continua il suo viaggio attraverso l’immensa Cina, arriva fino ai confini della Russia: una terra cruda e suggestiva di foreste e rutilanti ruscelli e immensi fiumare, dove vi incontra una strana donna, dai lunghi capelli mori, fumatrice di pipa, di nome Shnabel. Quella pipa è un arnese magico, come il magico anello di Salomone raccontato nel Talmud, con il quale si acquista la felicità di vivere. Al momento di partire quella donna regala a Rajd una pipa come un fornello così grande da servire anche come un buon contenitore d’acqua, utilissimo tra l’altro, durante l’attraversamento di regioni desertiche e aride. Cammina, cammina, un bel giorno, Rajd incontra un vecchio dal volto antico, “molto dolce”, il quale lo invita a seguirlo, ma prima lo presenta alla propria famiglia e ai suoi dodici nipoti, lo invita poi, se lo desidera, a restare in quella loro casa come ospite gradito. Ma Rajd non è in gita turistica, egli viaggia per cercare la “verità”, ma quod est veritas?, c’è da chiedersi, quella cioè che possa aiutare l’esistenza terrena, quindi “la vita”, possibilmente svelando “la luce” che possa illuminarlo in questa ricerca. Il nobile vecchio (Uang Chang Fu) lo informa che oltre a certe montagne dell’India, vive col “Grande Spirito Bianco”, un tale “Gaj Chan”, l’uomo dalle mille vite, chiamato il “Maestro della luce” che, finalmente Rajd incontra sulle rive boscose del Krishna, il fiume sacro. Un uomo piccolo di taglia, vestito di sacco e un cappello di paglia, calato sulla fronte, un tipo quasi insignificante. Questi, predice all’indomito viandante che il “ Grande Spirito” trasformerà la saggezza del “silenzio in voci del mondo”. Rajd segue il “maestro” tra i suoi discepoli, “i figli del sole”, viene battezzato con l’acqua del fiume sacro, pronunciando una formula che dice: “Ora la mia vita continuerà nella tua e in quella decisa dal Grande Spirito Bianco, rinascerai in Occidente per raccontare le vie perigliose dell’anima, dello spirito, della purificazione…Colui che nascerà con i tuoi occhi sarà l’ultimo della nostra grande famiglia: l’ultimo dei Ra. Racconterà la vita della luce”. Dopo alcuni giorni muore il “Chan”. Al terzo giorno dalla morte, si radunano i discepoli attorno al maestro Gaj Chan, lo accompagnano al “Tempio dei Saggi” e al quarto giorno bruciano il suo cadavere sulla catasta di legna profumata e gettano le ceneri nel fiume Krishna. Di conseguenza Rajd diviene il nuovo “Gaj Chan della foresta”. Ma le condizioni di vita diventano insostenibili e gravi epidemie alla fine contagiano tutti di quella comunità. Il 5 agosto 1888 Rajd Rőel muore e viene sepolto sotto il grande albero dove aveva incontrato, la prima volta, il vecchio “Chan”.

Rajd Rőel rinasce a Napoli il 12 luglio 1970, col nome di Pino Gallo in arte Ajd Rassell Gallo. Questa è la storia di un geniale artista, una storia di “transumansazione” che ondeggia come un serico velame, impalpabile e diafano, sul cammino della sua esistenza artistica, tra il mito dei Veda e soprattutto, delle scritture Upanisad e la leggenda di Hiram Abi, il grande architetto di re Salomone. Ma seguendola sembra di ascoltare la voce che dice: “Non ti sei destato alla veglia ma un sogno precedente, questo sogno è dentro un altro e così all’infinito, che è il numero dei granelli di sabbia. La strada che dovrai percorrere all’indietro è interminabile e morirai prima di esserti destato”, questo è ciò che si legge nel racconto “la Scrittura di Dio”, in “L’Aleph”, di Jorge Luis Borges.

                                       

                                        Tratto dalla monografia “Le metanamorfosi della mia leggenda” 1999                                                                                                                                                             

  1. G.Nocentini    

 

 

 

 

Il colore nell’arte di Ajd Rassell Gallo: le mie stagioni

Oggi non vogliamo discutere dell’arte di A.R. Gallo, oramai nota per le sue raffinate tavole, immanenti, il cui disegno oltrepassa l’essere della loro attualità, un’attualità identificabile nella dolente vicenda del vivere umano. Vogliamo invece riferirci oggi al “colore”. A.R. Gallo dunque, a nostro sommesso parere, non è soltanto un disegnatore raffinato, eppure attuale, ma vorremmo sottolineare che egli è soprattutto un “colorista”. Soffermandoci allora sull’aspetto del “colore” vuol dire scoprire il significato autentico della figura, esiste cioè un rapporto strettissimo che diventa un legame ostinato tra la figura appunto e il colore e tra questi la poesia. Il pittore ha la vocazione della ricerca cromatica come può accadere per il poeta quando l’artista viene colto, o meglio folgorato da una visione, da una parola o da un colore che egli rielabora in sé medesimo, traendone fuori quella cromia suggestiva che emoziona. Il colore nelle opere di A.R. Gallo è pastoso, grasso di carne vogliamo dire, le cui sfumature sono appena accennate e magari inghiottite dalla figura resa palpabile dalla gamma coloristica, assai spesso violenta. Questo artista sembra abbandonarsi all’orgia coloristica del suo lavoro, esprimendovi quasi una vibrante voluttà, lasciando che le superfici restino ruvide e perciò ancor più riempite di movimento vitale. Il contrasto tra le semplici tonalità diviene perciò netto; una separazione quasi nervosa, che prelude ad una sorta di brivido quasi rumoroso. Ma ci sembra, che le opere, siano immerse nel variare della luce e nell’addensarsi delle ombre, anche quando la sua opera si esprime con una semplice espressione geometrica, di geometria piana, divisa nettamente da colori che sembrano lievemente agitarsi in un moto infrenabile tipico della stessa scena naturale. E poi fiori, gli enormi girasoli con il loro bottone centrale a raggiera di variopinte tinte, la natura insomma è soltanto essa che l’artista indica i colori e che egli rielabora imprimendole quella carnalità sanguigna, se così possiamo dire, di cui egli ci sembra ne abbia affrontato tutta la possibile estensione e soprattutto l’immensurabile spessore.

 

                                                                  Tratto dal volume “Avanguardie Artistiche 2005”

                                                                                                                        Giovanni Nocentini 

 

 

 

I dipinti metanamorfistici di Rassell Gallo

Nei suoi quadri fonde il  fuoco e la luce e terra e cielo dialogano tra loro. Basterà visitarla la mostra del maestro Pino Gallo, in arte Ajd Rassell Gallo, per stupirci delle immagini che sublimano la realtà e che sono state ispirate dal paesaggio marchigiano e dedicate anche a Senigallia. Quaranta opere che risaltano nel salone dell’Ostello Ducale, impareggiabile galleria d’arte. Ajd Rassell Gallo, fondatore della nuova corrente artistica del “metanamorfismo”, spiega che “Questo movimento ha come punto di riferimento le varie stagioni dell’anima e le ritrae attraverso simboli: fiori, farfalle, frutti e draghi. Simboli che raccordano Occidente ed Oriente attraverso le arti visive”. Dal “verde” mare Adriatico che bagna le coste marchigiane, sono nate anche conchiglie, dal cuore di perla, sorprendenti esseri anch’essi carichi di simboli, tra cui quello della vita. Pittore, scultore, grafico e scrittore d’avanguardia, l’artista ha al suo attivo numerose mostre che datano dal 1988. le sue opere sono anche in musei e collezioni private in tutta Italia ed è appena tornato da una mostra, che ha riscosso grande successo a New York. Molte le tecniche visive usate dall’artista di origine partenopea e anche i temi: olio su tela, dipinti figurativi,  figure naturalistiche- oniriche ad olio, smalto, tempera, acrilico, sangue animale, tempera all’uovo e al latte. Seguono dipinti con richiami biologici. Dipinti simbolici in piena evoluzione, con tecniche tradizionali, quindi le sculture di sagome dipinte su legno, o con materiali poveri, poi in ferro e pietra vulcanica fino ad arrivare ai dipinti metanamorfistici di oggi e alla scrittura poetica.

                                                                             

                                                                                  Dal “Corriere Adriatico” 15 novembre 2001  

                                                                                                                              Giulietta Bettini     

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